mercoledì 19 settembre 2012

Metti una sera a Taormina

Ennio Morricone a Taormina nel 1985 (foto Mittiga)

lunedì 17 settembre 2012

Problemi?


Non esiste un problema così grosso da cui non si possa scappare a gambe levate.  Snoopy,
citato da Nick Ray

domenica 16 settembre 2012

Sono scappato da tutto

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE




Sono scappato da tutto. Da mia moglie. Dalla mia casa. Da un figlio adottato. Da un lavoro di successo. Da tutto eccetto le cattive abitudini di cui non riesco a liberarmi. (David Locke)

L’avventura e Deserto (rosso) sono due titoli che ci conducono dentro questo film antonioniano del 1975, la sua opera definitiva.
L’avventura è quella del doppio David - Locke e Robertson –, il deserto è quello reale, africano, e quello metaforico che circonda la vita quotidiana del reporter e del trafficante d’armi, che diverranno un’unica identità e con questa il David sopravvissuto abbraccerà volontariamente, senza grido, la morte.
Questo ultimo titolo del regista ferrarese ci riporta al suo particolare sguardo, fotografico, - arricchito nel finale da un piano-sequenza che dura otto minuti - di riprodurre il paesaggio: l’Emilia ne Il grido, la Sicilia ne L’avventura, l’ovest americano in Zabriskie Point, l’Africa e l’Almeria in questo Professione: reporter.
Un’ultima annotazione, come un ricordo: siamo nella metà degli anni ’70 e Jack Nicolson li sta cavalcando alla grande: L’ultima corvé, Chinatown, Qualcuno volò sul nido del cuculo per citarne alcuni.

La ragazza: Tutti i giorni sparisce qualcuno.
David Locke: Ogni volta che uno esce da una stanza.

Qui sotto il piano sequenza citato



venerdì 14 settembre 2012

Livio Lorenzon must die

OGGI



Dario, Sira, Rezius, Rabirius, Itus, Vibio, Semanzio, Euclante, Xena.
Livius Livio Lorenzon su tutti, e ritorno bambino.


mercoledì 12 settembre 2012

Finale senza respiro




Ci sono sequenze finali e sequenze finali, quella del primo Jean Luc non finisce dal 1960, perché è incollata senza respiro sullo schermo.

lunedì 10 settembre 2012

Film maledetto

Je t’aime, je t’aime  di Alain Resnais
  continuerà ad essere accompagnato da bisbigli se non dal silenzio, come si conviene al film maledetto di un autore che tutti più o meno dichiarano di ammirare.





venerdì 7 settembre 2012

Bresson, il mite

 



Questa nuova retrospettiva dedicata al francese Robert Bresson comprende le sue opere tratte da due racconti brevi di Dostoevskij - La Mite e  Le notti bianche - uno di Tolstoi – La cedola falsa o Denaro falso - e due romanzi – Diario di un curato di campagna e Mouchette - Georges Bernanos. Tutta questa letteratura è accomunata dalla nuova scrittura che ne fece con le immagini Bresson. A vederli con un gusto particolare che non a niente a che vedere con le immagini di un qualsiasi Cameron o Moretti, si potrebbero prendere per dei film muti, la parola conta poco rispetto ai dialoghi originali degli scrittori sopra citati. E’ cinema scarno, sobrio che ha affascinato due uomini diversi ome Anderj Tarkovskij e Paul Schrader.
Forse, certo, mi ripeto, ma devo aggiungere che oggi l’unico regista da accostare a Bresson è Clint Eastwood, lui solo riesce a fare una cinematografia morale.