Michelangelo Antonioni
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
domenica 21 settembre 2014
Incomunicabili e critici
Michelangelo Antonioni
giovedì 18 settembre 2014
Li chiamavano prossimamente
Questo prossimamente è esemplare per il taglio/incolla delle immagini, i tempi e l'opera che vi svolge il " Maestro ", quando non pensava di doversi guadagnare il Paradiso.
This trailer is soon to cut / paste images , times and work of the "Maestro" when he did not think of having to earn heaven.
Lucifer at the movies
Gordon Willis ( looking at me) 1931 - 20014
“My maturity in films began with my
association with Gordon Willis.”
Woody Allen
Se c’è una persona a cui la città di Nuova
York deve dire grazie di tutto (è una frase che ricorre spesso in momenti del
genere) questi è Gordon Willis, cinematographer colto.
Gordon Willis è stato un fotografo unico
avendo circoscritto il suo lavoro di “ Lucifero “ quasi sempre ad un unico
territorio, ritrovandosi molto spesso a collaborare con gli stessi registi. Un
caso analogo lo possiamo riscontrare nel rapporto che hanno avuto Emilio “ El
Indio “ Fernandez e Gabriel Figueroa con sfondo il Messico.
Il suo inizio è dei più rimarchevoli: Il padrone di casa ( The
landlord, 1970) di Hal Ashby anche lui debuttante con quel film.
Segue l’incontro con Alan J. Pakula per Klute
opera famosa e pluripremiata. I due si ritroveranno sempre fino al 1997 con
L’ombra del diavolo, opera che segna
l’abbandono delle luci da parte di Willis. Si può dire che la maturità arriva
con Il Padrino (The Godfather, 1972) di Francesco Ford Coppola. Il risultato è di
prim’ordine dovendo cinematographer soddisfare le esigenze paranoiche del Coppola
nonché quelle di Marlon Brando, il cui trucco richiedeva un surplus di fatica
nel posare le luci. I Godfather saranno
tre, nel frattempo Willis ha la possibilità di ripercorrere la Sicilia ed il
messinese, tra Savoca, Forza d’Agrò e l’Alcantara (dove la fortuna ci permise
di incontrarlo). Per mezzo di Willis le scene ricostruite e girate in Sicilia,
specie nelle parti prima e seconda, sono delle pastorali assimilabili a nostro avviso alla sesta
sinfonia, “Pastorale“, di Ludovico Van Beethoven, alla tranquillità della
natura e all’arcaica vita dei campi fa da contrasto l’urto della violenza che
si scaglia sugli uomini. Woody Allen, basta la citazione posta ad epigrafe in
apertura, è il secondo che deve rendere i sacri ringraziamenti a Willis e se
con gli altri registi il lavoro era col e sul colore, con Woody. Gordon è
libero di illuminare per il bianco e nero. La parte esterna su New York viene
affrontata e restituita con una luce fredda e dark, a volte smagliante, su cui fanno
da sfondo le aperture chiare e grigie; citiamo solo Manhattan (1979) o Zelig
(1983).
Gordon Willis è stato un autodidatta, non
ha fatto l’operatore per nessuno, i suoi soli maestri furono i pittori
fiamminghi e, forse, … Il Conformista
(1970) di Bernardo Bertolucci e Vittorio Storaro. Ha aperto la strada ad un suo
operatore, Michael Chapman cinematographer di Taxi Driver (1976) e Toro
Scatenato (1980), il cui lavoro con le luci è per certi versi paragonabile
a quello del maestro.
If there is a person to whom the city of
New York has to say thank you for everything (it's a phrase that recurs often
in such moments ) this is Gordon Willis, cinematographer caught .
Gordon Willis was a photographer only by
restricting his work as " Lucifer " is almost always a single
territory , finding himself very often to collaborate with the filmmakers
themselves . A similar case we can find in the report that they had Emilio
"El Indio " Fernández and Gabriel Figueroa background with Mexico.
Its beginning is the most remarkable : The Landlord , 1970, by Hal Ashby too novice with the movie .
Following the meeting with Alan J. Pakula's Klute for the famous and
award-winning work . The two will meet again until 1997, The Devil's Own , a
work that marks the abandonment of the lights by Willis. It can be said that
maturity comes with The Godfather , 1972, by Francis Ford Coppola.
The result is first-rate cinematographer having to meet the needs of the
paranoid Coppola as well as those of Marlon Brando, whose makeup required a
surplus of labor in laying out the lights. The Godfather will be three , in the
meantime, Willis has a chance to retrace Sicily and the Messina , between
Savoca , Forza d'Agro and Alcantara ( where luck allowed us to meet him ) . By
Willis and reconstructed scenes filmed in Sicily , especially in the first and
second parts , are similar to our view of the pastoral to the Sixth Symphony ,
" Pastoral " by Ludwig Van Beethoven, the tranquility of nature and
the archaic life of the fields contrasts the brunt of the violence and pounces
on men. Woody Allen , you just mail the quote to the epigraph at the beginning,
it is the second that has to make the sacred thanks to Willis and if the other
directors and the work was with color, with Woody . Gordon is free to
illuminate the black and white. The outer part of New York is being addressed
and returned with a cold light and dark , sometimes dazzling , against a
backdrop of the openings clear and gray ; mention only Manhattan, 1979, or
Zelig,1983.
Gordon Willis was a self-taught , did
the operator to anyone, its only teachers were Flemish painters , and perhaps
... The Conformist, 1970, by Bernardo Bertolucci and Vittorio Storaro . It
paved the way to his operator , cinematographer Michael Chapman 's Taxi Driver, 1976, and Raging Bull, 1980 , whose work with the lights is in some ways
comparable to that of the master.
mercoledì 17 settembre 2014
La pietruzza e il buon Dio
“ Se sapessi a che cosa serve questa pietruzza sarei il buon Dio, che
sa tutto, sa quando nasci, e sa quando muori. Questa pietruzza serve certamente
a qualcosa. Se è inutile è inutile tutto il resto, persino le stelle “. Federico Fellini, La Strada
lunedì 15 settembre 2014
Adios, Corbari
OGGI
Ringo, Arizona o Corbari non è che un titolo per trovarci spettatori al
cospetto di Giuliano Gemma, per una volta eroe della resistenza al nazi-fascismo. Valentino Orsini riprende il tema della lotta partigiana in
chiave western all’italiana e non sbaglia, nelle intenzioni. Il felice esito
finale, a suo tempo prodotto da Giuliani G. De Negri e distribuito dal Cidif, è
deviato per colpa vuoi della sceneggiatura, vuoi, peggio, di Roberto
Parpignani che coi tagli western si trova con una moviola non sua, e ben
altrimenti più efficace con Bellocchio o Bertoluccci. Al suo posto gli
Alabiso, Eugenio o Daniele, avrebbero fatto di meglio, come ad affiancare
Valentino Orsini nella stesura della sceneggiatura ci voleva Luciano Vincenzoni
o Sergio Donati. Ne viene fuori così un film singhiozzante che mette voglia di
rifarlo se non fosse che Giuliano Gemma è passato ora nella parte degli angeli
che mangiano fagioli.
mercoledì 16 luglio 2014
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