Willard: “ Sulle prime pensai che mi avessero dato la pratica sbagliata. Non potevo credere che volessero la
morte di quest’uomo “.
“ Kurtz aveva lasciato la barca, aveva tagliato i ponti con tutti i programmi del cazzo “.
Kurtz: “ Mi aspettavo qualcuno come lei. Lei cosa si aspettava. Lei è un assassino “.
Willard: “ Sono un soldato “.
Kurtz: “ Né l’uno né l’altro. Lei è un garzone di bottega che è stato mandato dal droghiere a incassare i
sospesi “.
Forse Marlon Brando non si rese conto che in quelle cinque opere che sono il centro della sua vita d’artista il vero datore di lavoro è stata la Signora Morte; le va incontro in ogni caso: nelle Antille, nella New York del gangsterismo, nella Parigi dei primi anni settanta del secolo scorso, nel West degli allevatori di cavallo, nel Vietnam. Emissario dell’impero britannico, capo bastone della mafia, amante perduto, cacciatore di ladri di cavalli, emissario dell’impero americano.
Su Apocalypse Now non c’è niente di nuovo da dire visto che è una di quelle opere sezionate fin dal suo apparire. Era già accaduto al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad che Milius e Coppola hanno sovrapposto all’infame guerra di John F. Kennedy e Lindon B. Johnson.
Marlon Brando-Kurtz è la causa verso cui tutti muovono, è la tappa finale della risalita lungo il ventre del serpente ( fiume o pellicola )di Willard. Willard voleva una missione e l’ha avuta: porre fine a Kurtz, il cancro nella cancrenosa lotta tra selvaggio e multinazionali produttrici di armi da guerra.
Considerato dio/re/sacerdote dalla nazione da lui creata vive in mezzo a riti ancestrali e magie pagane fuori dal tempo, ma il tempo ha riacchiappato Kurtz che deve morire per far posto ad un altro re, sacrificato da quest’ultimo, novello sacerdote.
Brando pensa e effigia la sua maschera,un cranio rasato che ricorda un altro dittatore a noi vicino; la figura statuaria orientale con cui si presenta è quella del dio ( con la voce di Sergio Fantoni nella prima edizione del film ) che soppesa e giudica Martin Sheen, il garzone di droghiere giunto a riscuotere i sospesi.
Questa volta, la volta finale, Brando è la presenza inscindibile da tutto il contesto: mente nei precedenti film muoveva il tutto, qui tutto è già stato mosso prima che parta la proiezione, resta solo il suo sacrificio.