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giovedì 6 aprile 2017

The Arrangment


Il Compromesso (The Arrangment, 1969) è un film-cerniera: rappresenta il momento della frattura dell'io, la rivelazione di una vocazione autobiografica che si rovesciava in ossessione. Perciò un film frantumato, stralunato, di un godimento immenso, per il numero sterminato di codici che attraversa, di scandali stilistici che commette, di slittamenti (dal teatro naturalista al poema underground) che compie. L’uomo e il regista esplodevano in un film schizofrenico sulla schizofrenia, pauroso di qualunque unità, dunque di ogni stile unitario, fino a diventare la prova fertile che distruzione e contaminazione sono a loro volta uno stile.
Con questo film anticlassico, in cui sembrava liberarsi per sempre, con un'autoanalisi brutale, del mito della propria biografia, Kazan entrava nel silenzio.


Enzo Ungari, Schermo delle mie brame, Vallecchi 1978


In questo film di Elia Kazan, la voce di Vittorio Cramer, qui esilarante, veniva utilizzata come molto spesso era accaduto, off, da un apparecchio radiofonico, o da uno schermo televisivo.

lunedì 24 febbraio 2014

Tristana



Tristana  Luis Bunuel
   Tutto in Tristana sembra essere destinato all’abbandono, alla perdita, alla sostituzione, alla riduzione. Tutto quello che scampa a questo destino finisce in pentola, o nel secchio della spazzatura.  Qualcosa viene riguadagnato, per essere nuovamente perduto, e qualcuno torna al suo posto, per andarsene definitivamente.
Enzo Ungari


lunedì 18 novembre 2013

L'immaginazione al potere


Partner  Bernardo Bertolucci
   L’immaginazione al potere. Dire che si tratta di schizofrenia politica, cioè storicamente determinata, significa dire troppo poco. Solo a costo di una riduzione estrema la si può piegare a specchio della malattia dell’artista Bertolucci.

mercoledì 16 ottobre 2013

Fedeltà e rinnovamento

Scirocco d’inverno Miklos Jancso
  Nel cinema di Jancso, Scirocco d’inverno, ha la stessa importanza che hanno avuto Luci d’inverno e Persona di Bergman. Davanti a questi autori per i quali la fedeltà a se stessi coincide con un incredibile rinnovamento, corriamo il rischio di commettere gli equivoci più grossolani. Accusare autori come Hawks, Bergman o Jancso di ripetersi dimostra una fondamentale incapacità di mettersi in rapporto con la figura del cineasta.

giovedì 26 settembre 2013

Un film sulla volontà di non morire


   Dice Alain Resnais “ Ritengo che se analizzassi troppo seriamente i miei film sembrerei un sonnambulo che si veglia: smetterei di camminare oppure cadrei per terra”. Dice Alain Resnais “ Una delle domande che il film si pone è questa: noi siamo ciò che possiamo essere oppure diventiamo ciò che gli altri fanno di noi nel loro giudizio?”. Dice Alain Resnais “ Sono in realtà dei personaggi di cui uno sta per morire e gli altri si interrogano su questa prossima morte. Ma non sono sicuro che tutto ciò porti ad un film sulla morte, semmai a un film sulla volontà di non morire. Clive, il vecchio scrittore, rifiuta di cedere ed il film descrive la sua lotta contro la morte”.
E dove Bunuel, Visconti, Losey, Bergman e Antonioni sono più pessimisti, o più ottimisti, delle premesse da cui partono, Alain Resnais, più realisticamente, indica la possibile fine fra il suicidio e l’eutanasia.


lunedì 20 maggio 2013

Bellocchio vs Bertolucci


Marco Bellocchio e Bernardo Bertolucci a Taormina ( polaroid Mittiga)

I film di Marco Bellocchio mi sembrano i soli, con quelli di Bertolucci,  a proporre una doppia lettura di se stessi: come opere ma anche come operazioni. I soli a mettere in relazione concetti come autore, pubblico, popolarità, industria, spettacolo, mercato, cinema italiano.
Enzo Ungari


giovedì 2 maggio 2013

Chinatown sta al film noir americano come C’era una volta il west sta al western

   J. J. Gittes  è tanto Marlowe quanto Gatsby e Lew Archer; c’è nel film tutto Ross MacDonald e il cinismo, privo di infezioni sentimentali di Piombo e sangue: assomiglia ad una avventura di Marlowe corretta da Dashiell Hammett, contaminata qua e là da Mickey Spillane e privata della punteggiatura da un Faulkner indolente. Chinatown sta al film noir americano come C’era una volta il west sta al western.


mercoledì 17 aprile 2013

Rossellini in excelsis



Roberto Rossellini  … non aveva finito … quel che aveva iniziato girando Paisà e Roma città aperta., la nascita del cinema moderno, non era stato ancora concluso. Molti avevano provato a seguire la sua strada, e possiamo dire che tutti i registi che abbiamo amato ( e qui fare dei nomi sarebbe soltanto una civetteria),che lo sapessero o no, non avevano fatto altro che assimilare la sua lezione, sviluppare le sue indicazioni, portare avanti con l’insicurezza e l’irruenza indomita proprie dei più giovani, la tensione morale, la profondità di sguardo e la visione panoramica che riverbera con forza da ogni fotogramma di Viaggio in Italia, abbagliante indicazione dell’unica strada possibile per il cinema d’oggi.
Ma senza dimenticare la grandezza di quell’inizio ( e spesso,  per ragioni tattiche, per dare una risposta ad Aristarco e a tutti gli stalinisti di allora …) bisogna dire che Rossellini è anche, se non soprattutto, l’errore sublime di India, che non si ha diritto di farlo se non si è capito, anche politicamente Europa ’51, se non si ha pianto vedendo Stromboli, se non si è deciso di diventare cineasti davanti alla poesia inesplicabile e solare di Francesco giullare di Dio.

mercoledì 27 marzo 2013

Il regista col complesso di Edipo

Peter Bogdanovich, nell’epoca in cui faceva il critico, era praticamente il solo americano a condividere l’amore sviscerato e un poco isterico per Hollywood, docile ai dettami dei “Cahiers  du Cinéma” e alla loro politica degli autori. Straniero in terra straniera, si perdeva, solitario, nelle sottili variazioni che un film noir, un western, un musical, offrono a chi li frequenta. Tutto quello che la critica americana non poteva neppure concepire, vergognosa dei Ford,  degli Hawks, dei Minnelli, Bogdanovich ne faceva ne faceva oggetto di studi esaltanti. Una volta divenuto l’acclamato regista di L’ultimo spettacolo, Ma papà ti manda sola? , Paper moon  (ha) fatto del ciarpame in bianco e nero, essendo i suoi film il povero calco polveroso e pedante dei modelli amati tanto edipicamente.

lunedì 11 marzo 2013

La saggezza nel sangue

John Huston 1906 - 1987


John Huston,  come il detective Sam Spade ( Il mistero del falco), il professor Sigmund Freud (Freud: passioni segrete), il capitano Achab (Moby Dick), il “doktor” Ervin Riedenschneider (Giungla d’asfalto)
E molti altri suoi personaggi,  manifesta disprezzo e insofferenza nei confronti della Legge, che sa sorella della corruzione e maschera dell’umana stupidità.


mercoledì 23 gennaio 2013

Il cinema italiano, oggi, e Roberto Rossellini

Il cinema italiano contemporaneo è cresciuto regredendo nell’immaturità. L’assenza di dogmatismo della lezione rosselliniana è diventata sospensione del giudizio, quando non si è rovesciata in rigidità ideologica. Rossellini era molto odiato,  più di tutti da quelli che oggi lo piangono pubblicamente e che lo ricordano ancora una volta come il padre del neorealismo, come l’autore di quella trilogia sulla guerra che è stata prima di tutto la fotografia del passaggio dell’Italia dalle ferite della distruzione alle cicatrici della ricostruzione.

venerdì 4 gennaio 2013

Sulla strada

Road flm
   Gli anni ‘70 che un giorno saranno letti come il decennio cinematografico della revisione ( così come i ’50 sono stati della ricostruzione , e i ’60 della rivoluzione), sono i genitori di qualcosa che possiamo chiamare road film, o film di strada, anche se le opere che vi appartengono non ne hanno coscienza.

giovedì 13 dicembre 2012

Formalismo informe

I duellanti  Riddley Scott
   Rispetto a Barry Lyndon  di Stanley Kubrick è formalismo informe

lunedì 26 novembre 2012

La gang che sapeva sparare

The Gang si diverte a farci vedere, degli assalti alle banche, il prima e il dopo ma non il durante.

mercoledì 7 novembre 2012

Il desiderio di Dillinger



Dillinger è morto  Marco Ferreri
  E’ il desiderio di durare fatto cinema. Il desiderio di lasciare le cose a se stesse di dare loro il tempo di organizzarsi in vista di un senso emergente, di svilupparsi, di iniziare dei percorsi, di crescere in eventi.

lunedì 29 ottobre 2012

Separazioni dolorose

Shonen (Ragazzo) Nagisa Oshima
   Shonen sembrerebbe la storia di una famiglia giapponese e il racconto dell’azione che i suoi membri compiono per sopravvivere e rimanere uniti. Questa unità tuttavia si rinsalda maggiormente nei momenti in cui avvengono le separazioni più dolorose, quando i percorsi dei personaggi sembrano allontanarli l’uno dall’altro.



domenica 7 ottobre 2012

Akai tenshi (Angelo rosso) Yasuzo Masumura




Akai tenshi (Angelo rosso) Yasuzo Masumura
  Tradotto dai distributori in Nuda per un pugno di eroi, è davvero un’opera semplice come sembra? A prima vista si direbbe il film di un Fred Zinneman dotato di genio non solo perché fa venire in mente  Men (vittima di un analogo tradimento e divenuto, da Uomini, il meno austero Il mio corpo ti appartiene), ma perché al di là del contenuto e della storia, ha un aspetto e una scrittura molto americani, del tutto privi di divagazioni, ellissi o digressioni di qualunque tipo.



lunedì 24 settembre 2012

Un militante




The Edge Robert Kramer
   Quando Robert Kramer fa The Edge non compie nessun tipo di delega dal momento che nella vita egli è veramente come uno dei protagonisti del suo film: un militante.

lunedì 10 settembre 2012

Film maledetto

Je t’aime, je t’aime  di Alain Resnais
  continuerà ad essere accompagnato da bisbigli se non dal silenzio, come si conviene al film maledetto di un autore che tutti più o meno dichiarano di ammirare.





martedì 28 agosto 2012

Azione disinfestante, disinfettante



Trasferimento di modulazione  Piero (Pierfrancesco) Bargellini
   Film che non ammette spettatori perché non lo si guarda, ma lo si agisce, non spinge all’azione, azione disinfestante e disinfettante contro i bacilli del sentimento e della vergogna.