mercoledì 25 gennaio 2012

Il cinema d'arte e d'essai



Il primo film che vidi al Don Orione fu Un uomo da marciapiede, inserito in un ciclo di film d'arte e d'essay.
Ero emozionato perchè la mia intenzione era quella di entrare a far parte dei collaboratori del Cineforum, ancora dovevo aspettare perché avevo paura di dire a papà che era mia intenzione abbandonare l'università. La sala non ha mai avuto riadattamenti, ma è chiusa, come la chiesa del Rosario di Platì. Non ci sono più fedeli ad accorrervi.
Il cinema è stato anche un muretto accanto all'ingresso della sala  o dell'istituto dove per molti anni Cicco Pino è stato il vero punto punto di riferimento, senza dimenticare don Ciccio lo zio di Orazio che amava detergersi con l'aglio, e nessuno gli resisteva quando al primo spettacolo entrava a vedere il film in programmazione. Loro non ci sono più ed il muretto soffre per il disturbo arrecatovi da un tram giunto, per fortuna, successivamente.

martedì 24 gennaio 2012

Akira

L'uomo dimentica di essere parte della natura e non una belva che si accanisce contro di essa. Bisognerebbe gridarlo di continuo.
Akira Kurosawa 23/03/1910 - 06/09/1998

lunedì 23 gennaio 2012

Vittime di guerra

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE

Forse perché tratto da un lavoro teatrale, questo, tra i film di guerra, è molto personale e riuscito, come Orizzonti di gloria di Stanley Kubrick. Al suo buon fine concorrono, indubbiamente uno stuolo di attori che in altri film li vedrete caratteristi ma qui emergono in prima linea, tra tutti Jack Palance.
Robert Aldrich al suo sesto lavoro si dimostra un direttore epico ed un narratore omerico nel descrivere i rapporti tra commilitoni: a volte, in guerra, si combatte contro il proprio plotone.
 "Non v'è riscatto, né patriottismo, né enfasi. L'uomo non ha scampo, mai." Fernaldo Di Giammmatteo in: Dizionario del cinema americano
Guardate la finezza di questi sette minuti iniziali con i titolo di Saul Bass:






ed ancora questa presentazione

domenica 22 gennaio 2012

Harvest

A rivedere oggi i programmi di quel circolo dal 1978 ad aprile del 1980, dimostrano un tentativo d impiantare a Messina un tipo di programmazione più da cineclub parigino che da cineforum o circolo del cinema come era strutturato il “Barbaro” del professor Guerrera, che l’aveva diretto fino al 1975. La realtà messinese era ben diversa, per fare quel tipo di attività bisognava disporre di una sala propria e non di affittarla per un ciclo di film. Cosa che farà il circolo “Milani” di Ninni Panzera da li a poco e con poco sostegno.
Presidente del “Barbaro” fu  per tutto quel tempo il professor Emanuele Conti, molto conosciuto in città per la sua attività politica come per la sua preparazione culturale. Presero pure parte Orazio, Renato, Dino e Salvatore. In questo breve arco di tempo riuscimmo a far arrivare a Messina film che nessuno voleva proiettare, opere di Cassavetes, Littin, Arrabal, Wenders,Oshima, Bogdanovich, Mazursky, accanto a quelle di autori storici: Ford, Siegel Corman, Godard, Allen, Peckinpah ed altri. Fallì, invece, un incontro con Sergio Citti, mi rimangono nel cuore le conversazioni telefoniche che ebbi con lui, quando lo chiamavo per accordarci circa la sua venuta a Messina.
Ad aprile del millenovecentottanta con l’accostamento al circolo di Ida Fazio , Francesco Calogero, Sergio Chimenz, Angelo Federico si organizzò per mano loro, una retrospettiva sul cinema espressionista tedesco, riuscitissima per l’accoglienza dimostrata dal pubblico molto eterogeneo, soprattutto di giovani. Per l’occasione si approntò pure un libretto ben fatto che andò a ruba.
Da quel catalogo fummo esclusi il professore Conti ed io, ritenuto uno stakanovista delle attività cinematografiche. Ebbi pure l’onore di una lettera di dimissioni di cui ancora, rileggendola, non capisco il senso, tortuosa per come è scritta. Forse il mio difetto, il mio stakanovismo, era lo stare sempre alzato dalla sedia, mentre il dimissionario riteneva opportuno stare sempre seduto.
A lui dopo tanti anni ed immutata amicizia dedico questa bella frase del buono al brutto: “vedi amico,la vita si divide in due, chi ha la pistola carica e chi scava, tu scavi!”, io scavavo.
A seguito di questa retrospettiva, defiance e lotte intestine decapitarono il “Barbaro”, ma io ero già un lavoratore dell’E.




giovedì 19 gennaio 2012

Antoine e Colette

In questo secondo breve episodio Antoine è come sono stato io spesso e molte volte: attirato da  una per niente interessata a me, se son a confessarsi e sparire, e qualche, fugace, ritorno, e inviti da parte dei genitori a pranzo o a cena.
Sembrano passati mille anni da quando Truffaut ha girato questo episodio, lo stesso vale per i giradischi ed il vinile.







mercoledì 18 gennaio 2012

Il Mattatore e la bionda

Vittorio Gassman e Mariangela Mela to a Taormina (foto Mittiga)

lunedì 16 gennaio 2012

John Ford speaks

E' vero che ho utilizzato duke Wayne e Ward Bond, pace all'anima sua, e altri, in molti film, ma non li considero la mia troupe fissa.
Ce l'ho, una troupe fissa, ma sono nel mucchio di comparse e di piccoli attori che lavorano con me da anni e anni. Passo molto tempo con loro, più che con gli altri attori principali.

I muscoli di Ercole

OGGI


Con un abile regia, Vittorio  Cottafavi confeziona un film grande, tra il mitologico ed il fantastico, che dentro il cinema Loreto di Platì faceva emozionare bambini e ragazzi fino alla parossistica imitazione del tutto muscoli Reg Park. E' anche un film di grandi attori: Ettore Manni, il mito Mimmo Palmara, la successiva signora Morandi, qui chiamata Altan, il basso, nel canto, Mario Petri, - e dopo pirata nero contro Totò - Ivo Garrani, anche nelle vesti di doppiatore del muscoloso, Enrico Maria Salerno e Gianmaria Volonté nelle parti di re greci,ed in fine la bella di Phenix, Fay Spain.
Reg Park nelle mani di Cottafavi sembra un pupazzetto, annoiato e scasafatiche, di gomma, manovrato a distanza o con i fili come un pupo palermitano.
Voglio citare ancora Sandro Continenza e Duccio Tessari come sceneggiatori, Carlo Carlini fotografo, Maurizio Lucidi montatore, Gino Marinuzzi jr e Armando Trovajoli musici, era con questi gentiluomini ed altri che il cinema italico poteva competere con quello di marca USA e getta.



giovedì 12 gennaio 2012

Samuel

        Il sigaro, Samuel Fuller, la moglie con il mio castoro cinema e Angelo Badalamenti  al Teatro Greco

mercoledì 11 gennaio 2012

west coast

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE


Questo film proiettato al cinema Orientale di Camaro per me ha importanza  per la sua colonna sonora che sfrutta brani, della west coast. Stuart Hagmann in anticipo sui tempi confeziona un videoclip con un finale alla Sam Peckimpah commentato da Give Peace a Chance, uno degli inni del movimento pacifista scritta da John Lennon.
tra le altre c'era questa canzone dei Thunderclap Newman  Something In The Air che ancora rimane una delle mie preferite




e The Loner di mastro Neil



martedì 10 gennaio 2012

Harvest

Bozzetto di Enzo Donato detto "Provolino" per l' U. Barbaro


Come Neil Young che pronto per una carriera da solista lascia i Buffalo Springfield e crea un nuovo gruppo che lo accompagnerà fino e dopo la maturità, i Crazy Horse, con capolavori come Zuma o Rust Never Sleep o quel sodalizio con il supergruppo dei supergruppi che pubblicheranno da subito il disco più bello degli anni settanta, Deja vù, chi ha dimenticato quella foto sulla busta dell’lp? O l’attacco di Carry On? Sentendomi represso e voglioso di fare cose diverse lasciai il cineforum e Ubaldo e me ne andai con suo cognato Totò Caratozzolo per riprendere il Circolo di Cultura Cinematografica “U. Barbaro”. Nel mio entusiasmo di allora non mi accorgevo che stavo cambiando un oratorio con una sede di partito. Ma non per questo ho sentito, mai, venir meno l’affetto per Ubaldo che a tutt’oggi  considero il mio vero maesto. E’ che lui sbandava sempre più verso la parrocchia e i gesuiti, mentre io sbandavo sempre di più per il cinema e le novità.
Per due anni la sede delle proiezioni del “Barbaro” divenne il cinema Orientale di Parlagreco a Camaro, e fu un’impresa portare gli associati in un quartiere ritenuto, oltre che fuori mano, poco sicuro. Il terzo ed ultimo anno fu al cinema Royal ex Garibaldi in via Palermo del signor Gianni Previti che già conoscevo per essere stato datore di lavoro di papà nei primi anni settanta.
Durante questo periodo, essendo il “Barbaro” aderente all’Unione Circoli Cinematografici dell’ARCI, con Totò fummo designati a partecipare al congresso che si teneva  a Mantova. Alla stazione di Messina salendo sul treno, in manovra per traghettare, Totò avvicina una persona, in viaggio verso Mantova anch’egli, della stessa mia età, che conosceva per averla frequentata all’ARCI regionale di Palermo: “piacere Peppuccio Tornatore” ed io “piacere Mittiga”. L’unico argomento per l’intera notte fu C’era una volta il West e Sergio Leone con meraviglia e incredulità di Totò che si rivoltava in cuccetta. Mi parlò pure delle sue attività a Bagheria dove gestiva un cinema e dei suoi primi tentativi in super 8. A Mantova insieme avvicinammo Bruno Ventavoli che allora era uno che contava nell’Agis, invitato in quel congresso.  Raccontammo del malcostume dei presidenti Agis isolani e di quel loro gestire da padroni con chi intendesse intraprendere un’attività col cinema. Qualche tempo dopo seppi che il  buddace presidente  di quella nobile congrega mi andava cercando con l’intenzione di tirarmi le orecchie, dopo che le avevano tirate a lui.



lunedì 9 gennaio 2012

domenica 8 gennaio 2012

Antoine Doinel-Leaud




Con I 400 colpi inizia questa retrospettiva che è dedicata ad un attore ed a un personaggio che via via vedremo crescere, anche fisicamente, quattro film e mezzo
Jean Pierre Leaud è stato l'attore simbolo di Francois Truffat sebbene Jean Luc Godard l'abbia sottratto, e stravolto, al suo amico Francois.
Il pregio di questo primo film sta tanto nella regia di Truffaut quanto nell'abile uso delle luci di Henri Decae, uno dei massimi fotografi d'oltralpe a cui fecero ricorso pure Malle Chabrol e Melville tra gli altri ed, infine, approdando qualche volta in America.
Il rapporto di Antoine con i genitori è difficile, per questo la sua vita sarà quella di far esplodere il suo mondo, unici mezzi per evadere saranno i luna park o i cinema dapprima, e le donne nei film successivi. Non vi svelo il finale, vi posso dire che Leo Carax l'ha ripreso nel suo Les amants du Pont-Neuf del 1991 così come l'aveva citato nel suo Boy Meets Girl del 1984.

mercoledì 4 gennaio 2012

Da Caulonia con Ardore


Mi leggerete poco, scrivendo di cinema, sulle opere contemporanee, specie di quelle nostrali. Ma imbattendomi per caso, sul blog di Carlo Bronson, in questi due film di Michelangelo Frammartino non ho potuto evitare di segnalarveli. E' vero si chiama Michelangelo, ma le opere dell'altro Michelangelo diventano piccoli drammi urbani al confronto con Il Dono e Le quattro volte, come  Nanni Moretti diventa uno Steven Spielberg caciaro ed il suo accolito Calopresti un Nunzio Malasomma dell'epoca del fascio.
Michelangelo Frammartino dipinge la Calabria per com'è: bella come Nastassja Rostova e terribile come Rogozin, e alle volte ci chiede del fegato per vedere le sue sequenze: non ci butta in faccia buste di sangue finto, no,  ma il bello e triste passaggio sulla terra di alberi, animali ed umani.





martedì 3 gennaio 2012

John Ford speaks


Il cinema migliore è quello in cui l'azione è lunga e i dialoghi brevi. Quando un film racconta la sua storia e ci descrive i suoi personaggi con una successione di piani semplici, belli e "attivi", allora sì che è cinema.

lunedì 2 gennaio 2012

Pina


Pina Bausch a Palermo ( foto Mittiga)

domenica 1 gennaio 2012

Harvest

Ero già stato qualche volta a Catania con Ubaldo per il Don Orione, con Parlagreco misi piede più frequentemente. A quei tempi Gianni girava con una Lancia Fulvia coupé verdolina, ed era la macchina che in quei tempi mi piaceva di più, quel coupé, per me, era lui, lo caratterizzava, nel senso che ne veniva fuori un personaggio borgataro come quelli dei film romani di Pasolini, del resto lui era di Camaro e i cammaroti lo ritenevano uno di loro, anche se aveva sposato una ragazza che veniva da fuori.
In via De Felice c’erano tutte le case di distribuzione cinematografica sia a carattere nazionale che regionale ed era lì che si faceva la programmazione dei cinema col conseguente noleggio.
Dapprima l’apparizione del leone della Metro, della volpe del Ventesimo secolo, del Titano o degli Artisti associati era come un biglietto da visita per il film che andavo a vedere, a volte anche una garanzia, ma entrare dentro l’ufficio delle case cinematografiche era quasi come andare a spiare dentro una famiglia.
Via De Felice era come via Condotti o come via Montenapoleone e quella prima volta che misi piede seriamente con Gianni feci un indigesto di cinema non sapendo dove indirizzare gli occhi al  richiamo e all’incanto di tutti quei manifesti con volti di attori o scene dei film pubblicizzati e l’incanto era doppio perché al film che ancora doveva arrivare nelle sale di prima visione si aggiungeva il film già datato: Barry Lyndon mescolato con Sentieri Selvaggi e Ultimo Tango.
Di colpo ammutolii quando entrammo dentro l’ufficio dell’Euro International Film, la casa degli ultimi western di Leone, ma anche di Pasolini, Elio Petri, Lina Wertmuller  e molti altri.